Il cuore antico di Tot

(ELIO MERCURI, Il Margutta, Roma, 01 April, 1970, pp. 7-9.)

— by ELIO MERCURI

Ricordo un'idea di Leonardo Sinisgalli a proposito di Amerigo Tot; Sinisgalli diceva: « E' romano dai tempi di Traiano ». Lui nato in un paese dell'Ungheria, che l'anno scorso ha voluto ricordarlo con una eccezionale mostra a Tihany, sul lago Balaton. E come per un destino segnato nei secoli, giunto finalmente a conclusione, ho sempre visto il grande fregio da lui creato sul fronte della stazione Termini. « Simbolo ritmico » se si vuole, figurazione di stupenda araldica piena di energia e di invenzione, questo orizzonte metallico dice quanto di più fisicamente certo la mente moderna ha inventato.
Ed è lì, opera di attualità come idea partecipe del presente, a pochi passi dai resti delle mura serviane quasi a testimoniare l'incontro nel tempo di civiltà e mondi remoti; questo segreto fascino di Roma, che soltanto lui uomo rude e sano del nord poteva interpretare e rendere vivo. Da contadino della antica Pannonia, come sentimento della terra e della natura, come temperamento ribelle che accetta a misura i cicli delle stazioni e gli spazi aperti.
Tot della sua gente ha conosciuto la tenacia e la resistenza, contro invasioni e devastazioni, là dove in ogni tempo il lavoro fu esposto a fluttuazioni di popoli e di confini, a confluenze di culture sia da Oriente che da Occidente. Tutta questa storia è nafte integrante della sua sensibilità e intelligenza di scultore, del suo raccogliere alla visione dell'occhio e al tatto i corpi; come nelle sue « Maternità » chiuse in un guscio di noce, concentrate in unità fisica, e di sentimento. E' la sua tenerezza, senza abbandoni, sempre virile e composta, la misura della sua austerità o profondo rispetto della bellezza primitiva, di segreto struggimento di umana compagnia: il suo temperamento fatto di ribellioni e sortite, una sfida continua al conformismo, alla paura, alla banalità e che nasce da questo cuore antico di terra e di memoria, di una storia collaudata da tempo eppure rivelazione improvvisa del significato di una forma sulla quale (pensiamo alle donne-ciottolo) limitarci ad imprimere i segni del nostro mistero; quelle immagini chiuse dentro di noi, quasi istinto da assumere nella propria vita, e che urgono fino al limite di un gesto dal quale poi prende corpo una nuova realtà.
Quella realtà che Tot instancabile oppone allo sviluppo di un mondo che dimentica l'uomo e la sua necessità di essere libero; le sue macchine, protesta contro i mostri che ormai invadono la nostra strada, e sempre più ci stringono nel cerchio tetro della meccanizzazione e nei quali rivivono i ricordi di una scultura che risale nel tempo alle fortificazioni di terre preistoriche, delle officine di scultura di Brijtio o di Savaria, della tradizione romanica di Jak o degli eremi scavati nelle pareti dell'Ovar, ritrovati nell'approdo in Puglia, e nella plastica bellezza del suo Tavoliere che è incontro con nomi e cose semplici e veri; e appunto memoria cara serbata intatta nell'animo lungo gli anni. Questo è il cuore antico di Amerigo Tot; o meglio l'Anima di gran parte della sua scultura, ma in lui c'è ancora molto altro, il molto altro appreso attraverso le avventure delle capitali europee (pensiamo soltanto all'esperienza della Bauhaus) ma soprattutto scavato dentro di sé. Forse pochi scultori contemporanei sono riusciti a dare sostanza ed immagine ai princìpi, o idee archetipe riposte nell'inconscio. L'amore per la libertà di Tot, è felice concentrazione del potere fantastico, e al tempo stesso bisogno e certezza di totalità; la globalità della psiche, di cui la coscienza è, proprio come l'inconscio, parte costitutiva. E' sintesi laboriosa e tenace di questi mondi nell'unità di una forma assoluta e pure individuata; se è al tempo stesso ritmo, cioè slancio e spazio.
Siamo all'elemento più magico della sua scultura, questo ricercare il momento del rapporto assoluto tra la forma e l'essere, o meglio, lo totalità del reale. Così ciò che gli sta a cuore non è la finzione, vincolata all'oggettività come percezione esterna, ma il corpo stesso delle cose, il momento del contatto, o già immersione nell'unità. Cioè la ricerca della struttura, o segreto di ogni forma. Per questo l'effetto di ogni sua opera è la sensazione di una tensione arrestata che ci immette immediatamente nel mistero.
Oltre la zona d'ombra, la scoperta della vita, come energia segreta ed inesauribile che è in noi e che l'artista con mano sicura ci affida, nella felicità di una creazione senza pause e cadute.