Le ceramiche di Tot

(TONI BONAVITA, il Popolo di Roma, anno II, No. 178, Roma, 28 July, 1951, p. 3.)

— by TONI BONAVITA

Nello studio di Tot Via Margutta n. 7., il personaggio che vi dà il benvenuto è un simpatico gatto che porta il nome di Demostene, forse per un’antica balbuzie riscontrata nel suo migolio.
L’ultima volta però che siamo andati a trovare lo scultore, Demostene non è venuto a raspare le sue zampe sulla porte prima che essa venisse aperta. Entrati nello stazione nel quale Amerigo lavorava, dove nascono le sue donne di sasso, i bassorilievi, le decorazioni, abbiamo visto il gatto che dormiva tranquillamente accovacciato in un piatto in ceramica poggiato sul pavimento.
Veramente di piatti ce ne erano molti, poi ancora brocche, vasi, fazze, un insiame insomma di ceramiche che sono il risulato del lavoro compiuto a Vietri, durante l’ultimo periodo dello scultore.
Conascevamo Tot per i suoi disegni, per le sue sculture classiche od astratti, per le decorazioni eseguite con gusto e sensibilità, ma non avevamo mai saputo che egli si fosse anche specializzato nella ceramica.
La figurazione classica e moderna si fonde insiema nella ceramica di Tot in un tutto unico armonioso, credo dei pezzi artistici dei grande importanza nella decorazione e nell’arredamento.
Anche quando le figure diventano semplice fregio, astratte forme inventate senza rapporto con la natura, il colore, il segno è cosi delicato da creare senz’altro un genere nuovo nella ceramica.
Vasi, broche, tazze, piatti: su essi passeggia il micio Demostene che, ormai abituato, riesce ad esseguire salti e acrobazie senza rompere nulla.
Tot lavora nello studio di via Margutta molte ore al giorno, e la sua produzione è ormai nota tutto il mondo.
Cercavamo l’altro giorno un vecchio disegno. Sfogliando una cartella con una poco di malinconia mentre ogni appunto sascitava un ricordo, la abbiamo visto più di una volta domandarsi: « Ma questo disegno è proprio mio? »
L’evoluzione artistica di Tot è in continuo progresso: la sua fantasia non gli permette di fissarsi su un determinato schema e di rimanere sempre su esso. Tot odia il clichè fisso.
Del resto questa instabilata è propria del grandi artisti: chi riconoscerebbe guardando il Picasso di « Guernica », il pittore dei melanconici « arlechini » dei « periodo blu »? A proposiro di Picasso, Tot ha con lui un’altra cosa in commune: l’amicizia della ceramica con la celluloide.
Mi spiego: quando Picasso comminziò ad eseguire le sue ceramiche, poco dopo partecipò un film che è stato programmata nello scorso anno e porta titolo: « La vita comincia domani ».
Abbiamo saputo ora che anche Tot participerà come protagonista ad un film, e questo è avvenuto proprio nel periodo in cui lo scultore lavorava alle sue ceramiche.
Quando i suoi molti nemici (non son riuscito mai a capire perchè ne abbia tanti) cominciarno a prenderlo in giro dicendo che Amerigo era l’artista più fotografiato di Roma probablimente non immaginavono che egli sarebbe riuscito a fare anche del cinema. Ora si rondo della rabbia.
- Uno scultore che fa del cinema. E’poco dignitoso - dice qualcuno. Ma evidentemente dicendo questo parla molto piano, in mondo che non possano sentirlo gli artisti del cinema.
Del resto chi mette in dubbio la validità di un quadro composto da un attore teatrale?
Quando. Tot sarà diventato famoso anche come attore, alla processione di amici che normalmente lo vanno a trovare si aggiungerà lo stulo delle ammiratrici che vorrano un autografo da lui.
Saliranno per la scaletta del palazzo di Via Margutta e davanti dalla porta rimarranno un poco intimorite dal cartello che dice: Bussare, ma non tropo forte ».
Allora anche le zitelle del piano di sotto, che continuano da anni a reclamare per il pesante passo di Amerigo e il chiasso dei suoi amici, sarano costrette a cambiar casa.